“È una questione ampiamente dibattuta tra gli storici e gli antropologi se il mercato sia una componente essenziale delle comunità umane oppure se sorga solo in tempi relativamente recenti” (DEAGLIO 1996: 610). Questo vuol dire che non ci sono certezze sul fatto che il mercato debba stare in cima ai nostri pensieri. Ma che cos’è il mercato?
14.1. Il mercato/commercio nella storia
Il mercato si fonda sul principio dello scambio: «io do una cosa a te, tu dai una cosa a me di pari valore». Secondo Benjamin Constant, esso risponde all’esigenza di “ottenere per via amichevole ciò che non si spera più di conquistare con la violenza” (CONSTANT 2001: 10). Questa tesi appare convincente e facilmente spiegabile. Gli uomini, infatti, hanno imparato dall’esperienza che gli atti di violenza espongono gli aggressori al rischio di ritorsioni e talvolta degenerano in uno stato di guerra fra popoli, con conseguente compromissione delle condizioni di sicurezza per le persone. Nel tentativo di trovare una soluzione al problema della violenza generalizzata e di prima istanza, gli uomini hanno scoperto che i rapporti commerciali possono consentire a più popolazioni di vivere in pace, purché siano disposte ad osservare norme improntate all’equità e al rispetto reciproco, evitando di commettere truffe, inganni e raggiri. Insomma, il commercio si oppone sì alla violenza e alla guerra, ma solo se risponde a princìpi di equità e giustizia condivisi e rispettati da tutte le parti in causa. Non elimina la guerra, la rende meno necessaria.
Gli antichi ignoravano l’idea del libero mercato di massa di stampo capitalistico. Nel mondo antico gli scambi commerciali erano circoscritti alle classi dominanti e avevano a che fare più con i princìpi del dovere, dell’onore e del prestigio, che erano spesso consacrati da una lunga tradizione, che con il profitto. Il commercio finalizzato al consumo di massa comincia ad affermarsi con l’impero romano, subisce una flessione con l’economia curtense dell’alto medioevo per riapparire, questa volta in modo progressivo e inarrestabile, dal XVI secolo in avanti. Tra le più significative tappe registrate in questo periodo vanno ricordate le leggi inglesi delle enclosures (1700-1810), il graduale passaggio dai beni feudali a quelli allodiali, l’affermazione del diritto di proprietà privata e dell’economia di mercato, la graduale sostituzione del lavoro servile compensato in natura con lavoro salariato retribuito in denaro. L’idea di mercato è dunque passata, nel corso dei secoli, da una forma di scambi limitata ai ceti alti ad un mercato di massa, con due costanti: l’esclusione del popolo, sia dal mercato che dai profitti, e la concentrazione del potere economico nelle mani di pochi.
14.2. Il mercato/commercio DD
La DD favorisce lo scambio commerciale in tutte le sue forme con l’obiettivo di rispondere al meglio ai bisogni delle persone. Nello stesso tempo, essa si adopera allo scopo di rimuovere quelle condizioni e quegli strumenti che, in un modo o nell’altro, possano favorire la frode e la prevaricazione dell’uomo sull’uomo.
14.3. Il mercato/commercio DR
La DR non rinuncia al principio di forza, né agli armamenti, e accetta che il più forte imponga la sua politica commerciale al più debole. Per la DR, anche il commercio è una forma di guerra, una guerra che abitualmente è condotta con mezzi diversi dalle armi, ma che non esclude il ricorso alla forza bruta e anzi si fonda su di essa.
18. Il contratto politico
15 anni fa
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