venerdì 28 agosto 2009

18. Il contratto politico

Il riconoscimento della sovranità popolare non sarebbe avvenuto se non si fosse sviluppato il dibattito sul contrattualismo. Possiamo dunque affermare che la democrazia è figlia del contrattualismo, ma lo è in modo diverso, a seconda che si tratti di DD o di DR.

18.1. Il contratto politico DD
Anche la DD accetta l’idea di «contratto», ma in un senso diverso da quello maturato dal pensiero moderno. Il contratto DD, infatti, non è una semplice finzione euristica collocata in un ipotetico stato di natura, ma un contratto vero e proprio, che si colloca nello stato presente e viene stipulato realmente fra ciascun individuo, una volta che sia pervenuto all’età adulta, e il popolo, anche se in forma non necessariamente scritta. In uno Stato DD, il contratto potrebbe essere celebrato nella comunità locale di residenza fra un giovane che abbia appena raggiunto l’età adulta e il sindaco, o chi per lui, e potrebbe suonare come segue.
“Noi cittadini di questo Stato, consapevoli che siamo destinati a morire e desiderando che la società degli uomini continui anche dopo di noi, abbiamo deciso di farti nascere e ci siamo addossati la responsabilità di questa decisione. In linea di principio, abbiamo assunto che tu sia potenzialmente capace di autodeterminarti e ti abbiamo riservato il diritto sovrano di elaborare il tuo programma di vita. A tale scopo ci impegniamo a garantirti il diritto alla vita e a fornirti tutto ciò che ti è stato necessario per un’esistenza dignitosa, elargendoti un reddito minimo garantito (RMG). Abbiamo assunto che tu un giorno vorrai essere lasciato libero di perseguire la tua felicità e di scegliere il modo di conseguirla, ed è per questo che noi ti consideriamo uguale ad ogni altro essere umano di pari età.
Tutto ciò noi abbiamo fatto in modo unilaterale, poiché tu non eri in grado di esprimere una decisione responsabile. Ora che hai raggiunto l’età adulta, ti chiamiamo a decidere liberamente se accettare o meno i termini di questo contratto. Se rifiuterai di sottoscriverlo, noi continueremo a riconoscerti il diritto al minimo, perché riconosciamo che siamo stati noi a chiamarti in questo mondo e nostra è la responsabilità della tua esistenza. Se invece lo accetterai, come ci auguriamo, dovrai osservare le stesse regole che noi ci siamo date, allo scopo di ordinare le nostre vite. Sono le regole della DD, le quali prevedono che le risorse della terra appartengono a tutti, cioè al popolo, che tu sarai ricompensato per il contributo che vorrai dare alla causa comune in proporzione ai tuoi meriti e che sarai libero di spendere i tuoi guadagni come meglio crederai. Potrai acquistare ogni cosa. I beni immobili ti verranno venduti dal popolo e, alla tua morte, ritorneranno al popolo. Se le regole che troverai non ti dovessero piacere, potrai provare a cambiarle. Spetterà a te trovare il modo di convincere gli altri a seguirti. Se invece non vorrai rispettare le regole DD, in pratica ti escluderai dal contesto sociale, anche se continuerai a conservare il diritto ad una vita dignitosa, che è il prezzo della nostra responsabilità sociale nei tuoi confronti.”
Sottoscrivendo questo contratto, su cui si fonda lo Stato DD, l’individuo accetta di comportarsi da cittadino democratico e di rispettare i diritti e i doveri vigenti presso la sua comunità.

18.2. Il contratto politico DR
La DR si è servita della teoria contrattualista per giustificare la monarchia assoluta (Hobbes) o la monarchia parlamentare (Locke) o la dittatura della non meglio definita Volontà Generale (Rousseau), il governo delle Leggi (Montesquieu) o il governo dei rappresentanti eletti, ma mai una vera e propria democrazia fondata sul riconoscimento effettivo della sovranità individuale e della libera partecipazione responsabile di ciascun cittadino alla stesura dell’ordine del giorno e alle decisioni di pubblico interesse.

18.2.1. Il contratto di Hobbes
“L’unico modo in cui gli uomini possono erigere un potere comune che sia in grado di difenderli dall’aggressione di stranieri e dai torti reciproci, e quindi di garantire una sicurezza tale che essi possano sostentarsi e viver bene grazie alla loro industria e ai frutti della terra, è quello di conferire tutto il loro potere e la loro forza ad un uomo o ad un’assemblea di uomini, che, a maggioranza di voti, possano ridurre tutte le loro volontà ad una volontà unica.... Questo è più del consenso o della concordia: si tratta di una unità reale di tutti loro in una sola e identica persona, costituita mediante il patto di ogni individuo con ciascuno degli altri; come se ognuno di essi avesse detto all’altro: io autorizzo, e cedo il mio diritto di governarmi a quest’uomo o a questa assemblea di uomini, a condizione che tu ceda a lui il tuo diritto, e autorizzi allo stesso modo tutte le sue azioni. Ciò fatto, la moltitudine così unita in un’unica persona è detta Stato” (Hobbes 1998: II, 17).

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